Oggi il problema dello stress è molto sentito da un gran numero di persone e spesso coinvolge diverse aree della vita della persona da quella lavorativa a quella familiare e sociale. La condizione di stress cronico causa disagio significativo generando conseguenze negative sulla salute e sulla vita della persona. Che cos’è lo stress? Quali sono i suoi sintomi? E cosa possono fare le persone per ridurre lo stress?
Selye introdusse per primo il termine stress per indicare la risposta psicofisiologica dell’organismo nei confronti di diverse tipologie di stimoli ambientali. La risposta di stress di breve durata è finalizzata all’adattamento e al ripristino dell’omeostasi, diversamente, una risposta di stress a lungo termine è disadattiva e nociva per la salute. Selye sottolinea la differenza tra il termine “eustress” e “distress”; il primo è uno stress positivo, temporaneo, tollerabile, indica l’attivazione psicofisiologica ottimale al fronteggiamento dello stimolo stressante. Diversamente il distress è lo stress negativo, prolungato, intollerabile frutto di un’attivazione eccessiva e continuativa che determina una condizione di esaurimento delle risorse con effetti nocivi sulla salute (abbassamento difese immunitarie, vulnerabilità alle malattie).
Le manifestazioni sintomatologiche dello stress sono molteplici e dipendono dalle caratteristiche individuali; le persone possono manifestare lo stress maggiormente in una dimensione (fisiologica, cognitiva, emotiva e comportamentale) piuttosto che in un’altra. Le dimensioni sintomatologiche dello stress:
DIMENSIONE FISIOLOGICA: alterazioni sonno, comportamento alimentare, iper-attivazione, stanchezza, ipertensione, palpitazioni, iperglicemia, disturbi gastrointestinali, dolori muscolari, dermatiti, disturbi respiratori, cefalea, vertigini, aumento colesterolo, vulnerabilità sistema immunitario.
DIMENSIONE COGNITIVA: difficoltà memoria, attenzione, concentrazione apprendimento, problem solving, blocco decisionale.
DIMENSIONE EMOTIVA: alterazioni dell’umore (ansia, tristezza, depressione, irritabilità), angoscia, preoccupazione, frustrazione, demotivazione, sfiducia in se stessi (bassa autostima).
DIMENSIONE COMPORTAMENTALE: comportamenti impulsivi, aggressivi, conflittuali, a rischio (uso alcol, droghe), crisi di pianto, assenteismo, scarsa produttività.
In letteratura sono stati distinti tre gruppi di patologie legate allo stress:
DISTURBI COMPORTAMENTALI – EMOZIONALI: comportamenti autolesivi (fumo, alcol, droghe, farmaci), aggressivi (violenti, scatti rabbia), evitanti (assenteismo, ecc.).
PATOLOGIE PSICHIATRICHE: depressione maggiore, disturbo d’ansia generalizzata, attacchi di panico, disturbi sessuali, disturbo dell’adattamento, disturbo post traumatico da stress (DPTS).
PATOLOGIE D’ORGANO: cardiovascolari (ipertensione, aritmia, miocardio), gastrointestinali, (nausea, gastrite, ulcera), sistema immunitario (abbassamento difese immunitarie) respiratorie (asma, tosse, bronchite), tiroidee (sistema endocrino).
I sintomi dello stress influenzano negativamente lo stato di salute e la qualità di vita ciò si rifletta nella sfera:
-Familiare: distacco dai legami affettivi, distacco dalle responsabilità, problemi coniugali, violenza, insofferenza.
-Sociale: isolamento sociale, comportamenti inadeguati o sleali.
-Lavorativa: scarsa performance lavorativa (quantità e qualità), “fuga dal lavoro”, difficoltà relazioni lavorative. In particolare gli indicatori comportamentali osservabili dello stress lavoro correlato che si riflettono negativamente sull’organizzazione riguardano:
- Assenteismo
- Turnover
- Scarsa produttività, qualità prestazione, soddisfazione, coinvolgimento
- Incidenti-Infortuni- Errori
- Cattiva manutenzione attrezzature/strumenti
- Disimpegno
- Demotivazione
- Depersonalizzazione
- Conflittualità relazionale
- Lamentele dell’utenza
- Problematiche giudiziarie
Nello sviluppo e nel radicarsi di una condizione di stress l’aspetto cognitivo è fondamentale, il nostro modo di vedere le cose e dunque d’interpretare alcuni stimoli o situazioni come potenzialmente destabilizzanti è spesso all’origine delle risposte di stress.
Per tale ragione il modello transazionale è attualmente considerato il più completa nella spiegazione del fenomeno dello stress. Tale modello proposto da Lazarus, concettualizza lo stress come il risultato di un processo di interazione o transazione tra individuo e ambiente, considerando sia le caratteristiche individuali (schemi cognitivi, strategie di coping cognitive, emotive e comportamentali) sia ambientali che regolano il processo di interazione. La risposta di stress deriva dalla valutazione cognitiva “bilancio delle risorse” dell’organismo ovvero quanto il soggetto ritiene di poter fronteggiare (strategie di coping) la situazione (stressor). Pertanto, la risposta di distress deriva dalla valutazione di una sproporzione tra le richieste ambientali e le risorse soggettive. Diversamente un buon adattamento alla situazione (stressor) deriva dalla capacità di usare flessibilmente le strategie di coping (centrato sulle emozioni o sul problema). Il modello transazionale di Lazarus è utilizzato per comprendere lo “stress occupazionale” poiché si basa sull’assunto dell’esistenza di un relazione dinamica tra individuo e ambiente di lavoro, valorizzando il ruolo attivo dell’individuo nel valutare cognitivamente la situazione in relazione alle proprie risorse e strategie di coping adattivo.
Nell’ambito dell’intervento psicologico sullo stress è fondamentale:
– Individuare le cause, interne ed esterne all’individuo che spesso interagiscono nel determinare una condizione di disagio;
– Insegnare alla persona a riconoscere i primi segnali di stress;
– Insegnare alla persona ad affrontare lo stress attraverso strategie adattive.
Quest’ultimo aspetto risulta particolarmente rilevante; uno degli obiettivi del lavoro psicologico è aiutare la persona a ridurre le sue risposte di stress promuovendo l’acquisizione di strategie di fronteggiamento o coping. Le strategie di coping consistono in attività di tipo cognitivo, emotivo e comportamentale finalizzate a controllare o contenere l’impatto negativo dell’evento stressante; esse sono funzionali all’adattamento e fronteggiamento dello stress. Sono state distinte diverse tipologie di strategie di coping:
COPING CENTRATO SUL PROBLEMA: finalizzato alla risoluzione del problema attraverso un’analisi degli elementi che lo costituiscono e delle possibili soluzioni.
COPING CENTRATO SELL’EVITAMENTO: finalizzato ad evitare l’impatto con l’evento stressante ignorandolo, impegnandosi in attività distraenti o cercando supporto sociale.
COPING CENTRATO SU SE STESSI: finalizzato a modificare la propria valutazione cognitiva dell’evento stressante o della propria capacità di gestione delle emozioni (regolazione emotiva).
Nessuna strategia è funzionale di per sé, la sua bontà deriva dalla capacità di un individuo di utilizzare flessibilmente le proprie strategie di coping in relazione alla situazione. Lazarus afferma che un buon adattamento alle situazioni stressanti deriva dalla capacità di usare flessibilmente le strategie di coping in base alle esigenze. L’individuo ha un ruolo attivo nel processo dinamico di adattamento persona-ambiente; l’organismo attivamente usa strategie di fronteggiamento e risorse per risolvere problemi, evitare conseguenze negative e adattarsi.