Ognuno è dipendente dagli altri in una certa misura, in quanto tutti abbiamo bisogno di affetto, amore, vicinanza, approvazione, sostegno, empatia, stima e conferma; tuttavia restiamo noi stessi, riconosciamo il nostro valore e lo tuteliamo, senza mai intaccare la nostra identità e dignità. Per tale ragione, la dipendenza affettiva patologica si differenzia dalla “dipendenza sana” dalle altre persone, poiché si fonda su convinzioni false e disfunzionali, genera emozioni eccessive e incontrollabili, impedisce alla persona un’autentica realizzazione generando sofferenza.
La Dipendenza Affettiva rientra nella categoria delle “New Addictions” (Nuove Dipendenze) o “Dipendenze senza sostanza” che comprendono tutte quelle forme di dipendenza da comportamenti o attività che sono parte integrante della vita quotidiana. Tali comportamenti possono assumere caratteristiche patologiche fino a compromettere il funzionamento personale e sociale della persona generando gravi conseguenze nella sua vita.
La Dipendenza Affettiva è una condizione patologica caratterizzata dal bisogno eccessivo e disfunzionale della relazione con l’altro, ritenuto indispensabile per la propria esistenza. La persona dipendente affettiva ritiene l’altro, “oggetto d’amore”, unico, insostituibile, importante, necessario alla propria realizzazione di vita. Per tale ragione, la dipendenza affettiva comporta sintomi o caratteristiche psicologiche specifiche quali:
- Paura eccessiva dell’abbandono o separazione e incapacità di tollerare la solitudine;
- Incapacità di esprimere pienamente se stessi e i propri bisogni;
- Priorità dei bisogni dell’altro rispetto ai propri;
- Comportamenti principalmente volti a mantenere la relazione con l’altro a di scapito dei propri interessi;
- Focalizzazione delle proprie energie e risorse sulle cose e necessità che riguardano l’altro;
- Svalutazione di se stessi e delle proprie capacità con conseguenti emozioni di colpa o rabbia;
- Focalizzazione sui bisogni e le priorità dell’altro, fino alla devozione estrema o sottomissione;
- Incapacità di prendere decisioni senza il parere dell’altro per timore di contrastarlo;
- Gelosia eccessiva ed irrazionale che si manifesta in comportamenti controllanti;
- Ossessione per il partner;
- Incapacità di essere autonomi e indipendenti dall’altro;
- Incapacità di definire i confini tra sé e l’altro all’interno di una relazione simbiotica;
- Allerta o ansia eccessiva di fronte ad eventuali minacce alla relazione;
- Visione di se stesso come debole, inadeguato e incapace di stare solo;
- Visione dell’altro come più forte e fonte di sicurezza, cura e protezione (l’altro è idealizzato).
La dipendenza affettiva affonda le sue radici in esperienze di apprendimento precoci basate sul rifiuto, la solitudine, l’impossibilità di soddisfare i bisogni di amore e sicurezza in modo autentico. La persona che da adulta sviluppa una dipendenza affettiva apprende nell’infanzia e nell’adolescenza che il ricevere amore dall’altro comporta il sacrificarsi assumendo comportamenti iperprotettivi e controllanti nei suoi confronti. I modelli di attaccamento (generalmente di tipo “ansioso-preoccupato” o “ansioso-timoroso”) che la persona ha sviluppato nell’infanzia vengono trasferiti alle relazioni amorose nell’età adulta da deriva la continua ed eccessiva necessità di avere conferma di essere amato, dal timore marcato di essere abbandonato e dalla difficoltà di vivere la propria vita in modo autonomo. La condizione di dipendenza affettiva in alcuni casi può anche essere spiegata all’interno di un quadro clinico di disturbo dipendente di personalità. Il disturbo dipendente di personalità è modello di esperienza interiore e comportamento caratterizzato dal bisogno continuativo di cure e rassicurazioni, accompagnato da una intensa paura di abbandono o separazione da parte di persone importanti della propria vita. Da ciò derivano comportamenti dipendenti e sottomessi finalizzati a suscitare attenzione e cura da parte degli altri. Generalmente donne con un disturbo di personalità dipendente intraprendono relazioni amorose con uomini caratterizzati da tratti di personalità narcisistici che s’inseriscono perfettamente nel circolo vizioso della dipendenza amorosa.
La dipendenza affettiva è stata anche definita come una forma di “amore patologico” che comporta la ricerca e lo stabilirsi di relazioni in cui non vi è una reale reciprocità affettiva, poiché la persona dipendente è la prima ad essere incapace di esprimere la sua personalità ed i propri bisogni, che di conseguenza non vengono riconosciuti dall’altro. Alla base della dipendenza affettiva non c’è l’amore ma la paura del rifiuto e della solitudine. Il rifiuto e la solitudine nel corso della costruzione di un rapporto affettivo possono essere presenti in alcuni momenti o situazioni e portare ad un cambiamento positivo della relazione. Tuttavia, nella dipendenza affettiva “rifiuto” e “solitudine” vengono temuti e prevenuti continuamente attraverso comportamenti volti a tenere l’altro assolutamente e continuamente vicino anche sacrificando se stessi. La persona dipendente è mossa dal desiderio di soddisfare il forte bisogno di sicurezza personale e protezione emotiva. La dipendenza affettiva similmente alla dipendenza da sostanze presenta le caratteristiche di ebrezza, tolleranza e astinenza (Giddens). La persona dipendente ricerca continuamente l’amore dell’altro, come il tossicodipendente ricerca la sostanza; prova forte piacere nello stare con il partner (ebbrezza), ha bisogno di quantità sempre maggiori di tempo da trascorrere con il partner (tolleranza), l’assenza del partner genera allarme, sofferenza e solitudine (astinenza).
La dipendenza affettiva è un fenomeno psicologico complesso caratterizzato da una multicausalità; essa può rappresentare il risultato dell’interazione tra una predisposizione di base (vulnerabilità dovuta ad esempio a caratteristiche temperamentali), apprendimenti disfunzionali specifici (in particolare nelle esperienze infantili con le figure di attaccamento), situazioni ambientali critiche (eventi o situazioni critiche) che espongono il soggetto ad abbandoni o perdite affettive importanti.
Come curare la dipendenza affettiva?
La psicoterapia cognitivo-comportamentale ha l’obiettivo di aiutare il paziente ad individuare gli aspetti cognitivi (schemi e credenze) ed emotivi (bisogni profondi) disfunzionali connessi alla dipendenza, modificandoli. Alcuni obiettivi terapeutici sono:
- Individuare i modelli operativi interni attraverso l’analisi delle esperienze di attaccamento e le credenze derivanti;
- Modificare i modelli di attaccamento insicuro attraverso l’elaborazione e il contenimento delle esperienze negative infantili;
- Individuare le convinzioni disfunzionali su se stessi e sugli altri (come mi vedo e come vedo l’altro) sostituendole con convinzioni più realistiche;
- Promuovere l’autostima e l’autonomia attraverso esercizi comportamentali e il training assertivo;
- Sviluppare capacità di riconoscimento e gestione delle emozioni;
- Aumentare la capacità metacognitiva;
- Promuovere la consapevolezza e l’espressione dei propri bisogni.
Uscire dalla dipendenza affettiva significa prima di tutto riconosce i propri reali bisogni, riconsiderare il modo di vedere se stessi e gli altri cercando di giungere ad una visione più realistica e mettere in atto comportamenti volti innanzitutto alla propria realizzazione. L’equilibrio in una relazione si fonda sulla comunicazione, la conoscenza, il riconoscimento e rispetto reciproco dei bisogni di entrambi.