Il termine mobbing deriva dal verbo inglese “to mob” che indica l’azione di “aggredire”, “accerchiare”, “assalire in massa”.
Il mobbing è un fenomeno complesso che consiste in molteplici, ripetuti e sistematici atti o comportamenti “mobbizzanti” compiuti all’interno di un’organizzazione da un superiore o dei colleghi nei confronti di un lavoratore. Da tali atti mobbizzanti derivano effetti negativi o danni alla salute, alla qualità di vita, alla dignità e professionalità del soggetto mobbizzato. L’elemento centrale dei comportamenti mobbizzanti (di varia natura) è l’intenzionalità mobbizzante ovvero l’intento consapevole di esercitare pressione o violenza psicologica con lo scopo di provocare l’uscita dall’azienda del soggetto o un danno/disagio psicologico. Inoltre, il mobbing si distingue da altre condotte aggressive per la sistematicità (1-2 volte a sett.) la continuatività (almeno 6 mesi).
ASPETTI DEL MOBBING
-Pressioni – molestie- maltrattamenti- minacce – discriminazioni
-Offese- calunnie- critiche immotivate
-Ostilità diretta (fisica o verbale)
-Isolamento sociale sistematico
-Dequalificazione- demansionamento- marginalizzazione
-Sovraccarico lavoro e responsabilità
-Impedimento all’accesso strumenti, informazioni, aggiornamenti, iniziative
-Controllo eccessivo (limitazione autonomia/decisionalità)
-Attacchi all’immagine e reputazione
Si distinguono 3 tipologie di mobbing:
- VERTICALE: superioreà lavoratore
- ORIZZONTALE: tra colleghi (pari grado gerarchico)
- ASCENDENTE: lavoratoreà superiore
- DOPPIO MOBBING: la vittimaà famiglia
- CO-MOBBER: affiancatori del mobberà lavoratore
Gli elementi essenziali del mobbing sono:
- ELEMENTO COMPORTAMENTALE: atti mobbizzanti illeciti e sistematici e ripetuti nel tempo (almeno 6 mesi). Essi devono esercitare pressione e violenza psicologica e possono essere omissivi o commissivi. Gli atti mobbizzanti si distinguono in vessatori, persecutori, discriminatori, lesivi dei diritti, dignità morale, libertà, professionalità, sicurezza e salute.
- ELEMENTO INTENZIONALITA’: gli atti illeciti hanno uno scopo mobbistico ovvero l’intenzionalità di provocare danno, disagio, nocumento nel rapporto di lavoro al fine di favorire l’uscita del soggetto dall’organizzazione.
- ELEMENTO EFFETTUALE O CONSEQUENZIALE: gli atti mobbizzanti hanno effetti negativi sulla salute e sulla qualità di vita della vittima.
- DANNO: gli atti mobbizzanti possono determinare un danni patologico o esistenziale nel soggetto.
Danno patologico: malattia fisica o psichica con sintomi diagnosticabili e duraturi nel tempo che causano disabilità e disfunzionalità (morte, suicidio).
Danno esistenziale: effetti negativi più o meno duraturi sulla qualità di vita. Nei danni esistenziali rientrano compromissione salute e funzionalità psicofisica, deterioramento rapporti familiari, violazione diritti fondamentali umani.
Le finalità degli atti mobbizzanti possono essere essenzialmente:
- Uscita dall’organizzazione (dimissioni o pensionamento)
- Danno o disagio nel rapporto di lavoro (trasferimenti, molestie, ecc.)
La natura degli intenti mobbizzanti può essere personale o organizzativa/politica
- Gli intenti personali possono essere: punitivi, intimidatori, ricattatori, discriminatori, vendicatori, prevaricatori.
- Gli intenti organizzativo/ politici possono essere: riduzione costi/personale, sostituzione/ allontanamento da funzione specifica, intimidire o punire per dare l’esempio agli altri.
EGE definisce il mobbing “una forma di terrore sul posto di lavoro esercitata attraverso comportamenti aggressivi e vessatori ripetuti”. La caratteristica di ripetitività e continuatività nel tempo (almeno 6 mesi) sono le caratteristiche che distinguono il mobbing da altre condotte aggressive (Bartlett, 2011). Ege ha sviluppato un modello del mobbing a 6 fasi:
Pre-fase CONDIZIONE 0: conflitto generalizzato a lavoro (non c’è una vittima specifica), è una condizione di conflittualità fisiologica caratterizzata dalla tendenza a predominare sugli altri nell’ambiente di lavoro.
Fase 1: CONFLITTO MIRATO; atti mobbizzanti contro la vittima
Fase 2: DISAGIO VITTIMA; disagio, lamentele.
Fase 3: SINTOMI PSICOSOMATICI VITTIMA; sviluppo sintomatologia
Fase 4: ERRORI/ABUSI AMMINISTRAZIONE NEI CONFRONTI VITTIMA: richiami, sanzioni disciplinari
Fase 5: DANNO PATOLOGICO O ESISTENZIALE VITTIMA; sviluppo patologie
Fase 6: USCITA DALL’ORGANIZZAZIONE VITTIMA; dimissioni o pensionamento anticipato
EGE e LEYMANN hanno identificato diverse tipologie di atti mobbizzanti:
- ATTACCHI ALLA COMUNICAZIONE: impossibilità espressione, critiche, rimproveri
- ATTACCHI ALLA RELAZIONE: isolamento sistematico logistico
- ATTACCHI ALL’ATTIVITA’ PROFESSIONALE: demansionamento, blocco carriera, non riconoscimento meriti
- ATTACCHI ALL’IMMAGINE SOCIALE: atti contro la reputazione
- ATTACCHI ALLA SALUTE: violenza fisica e psicologica
Le conseguenze del mobbing sono individuali e organizzative
Individuali: ansia, depressione, disturbi del sonno, suicidio.
Sintomatologia mobbing-correlata: alterazioni umore ed equilibrio emotivo, tendenze depressive e persecutorie, sentimenti cronici di insicurezza, ipertrofica percezione di ingiustizia, sensazione pericolo.
Organizzative: aggressività, tendenza a schierarsi con i mobber, assenteismo, turnover, riduzione produttività, soddisfazione, abbandono lavoro, più spese mediche.
TEORIE CAUSE MOBBING: esistono tre principali ipotesi di causa del mobbing:
- Teoria disposizionale: caratteristiche di personalità della vittima e del mobber.
- Teoria Sociale: dinamiche di gruppo di lavoro (competizione, conflitto, scarsa autonomia e comunicazione)
- Teoria situazionale: aspetti situazionali come cambiamenti, ristrutturazioni, compiti frammentati, ecc.
INTERVENTI PER IL MOBBING
TERAPIE BREVI COUNSELING: nelle diagnosi precoci.
TECNICHE GESTIONE CONFLITTI: identificazione delle situazioni conflittuali/ a rischio di evoluzione mobbing.
MOBBING GROUP (Ege): training specifico per acquisizione nella gestione dei conflitti.
INTERVENTI INFORMATIVI (psicoeducazione): informazione e formazione sul fenomeno mobbing, politiche anti-mobbing, riconoscimento fattori rischio, valutazione e monitoraggio periodico fattori rischio.